Si parte dal porto di S. Domino (ci trovate sulla sinistra scendendo dal traghetto, poco oltre le biglietterie) e si costeggia il lato sud dell’isola di S. Domino.
Dopo essere passati davanti alla Cala delle Arene, una delle due spiagge in sabbia dell’isola, è possibile ammirare la stupenda Cala dello Spido, con le sue acque turchesi e la rigogliosa vegetazione che scende fin quasi a lambire il mare.
Immediatamente dopo, protesa in mare, la punta dello Spido, con i suoi fondali suggestivi e ricchi di vita, quindi Cala Matano, abbracciata da una lussureggiante vegetazione e da rocce calcaree.
Segue poi la Cala del Pigno e lo scoglio detto dell’Elefante, dalla forma che richiama un elefante inginocchiato a bere.
Poco più avanti si potrà vedere la Cala del Sale, con i suoi fondali degradanti e popolati da molte varietà di pesci, la Cala delle Roselle e, subito dopo, la Grotta delle Viole, così chiamata poiché in primavera, sul costone, vi fioriscono le viole selvatiche e anche per il colore intenso delle sue acque. A poca distanza segue la piccola Cala dello Zio Cesare, tranquilla e poco frequentata.
Superata la Cala dello Zio Cesare il panorama cambia; se fino ad ora vi era stata una alternanza di calette, con fondali più o meno profondi e coste formate da rocce calcaree, all’improvviso il mare diventa di un blu intenso e la costa prevalentemente rocciosa, con pareti a strapiombo sul mare: è il lato nord-occidentale dell’isola.
Spicca subito il faro di San Domino, superato il quale si apre, nella parete rocciosa, la Grotta del Bue Marino. La grotta, lunga circa 70 metri, termina con una piccola spiaggia di ciottoli; d’estate, verso il tramonto, il sole basso sull’orizzonte la illumina quasi fino in fondo, esaltando i colori e la trasparenza delle acque. La grotta è sovrastata da una falesia, detta Ripa dei Falconi, nei cui anfratti nidificano le Diomedee. Si giunge quindi all’Architiello di San Domino e a Punta Secca.
Superata Punta Secca un nuovo cambio di panorama; se fino ad ora la vegetazione arrivava quasi a lambire il mare, ora la vediamo indietreggiare e tenersi bassa; il lato settentrionale dell’isola di San Domino è caratterizzato da coste rocciose modellate dal vento e dal mare. I fondali invece mantengono i colori intensi che vanno dal verde al turchese al blu che si sono potuti ammirare nel lato meridionale e la ricchezza di vita già vista in precedenza.
La Grotta delle Rondinelle ci accoglie quasi subito; la Cala dei Benedettini, con la sua costa frastagliata segue poco dopo, insieme con la Cala degli Inglesi. Qui, 4 anni dopo la Spedizione dei Mille, affondò il Lombardo, uno dei due piroscafi con cui Giuseppe Garibaldi e i Mille giunsero in Sicilia. Subito dopo la Cala degli Inglesi si apre Cala Tramontata e quindi Cala Tonda.
Superata la Cala Tamariello e la Punta del Diamante si possono ammirare i colori azzurro e smeraldo dei fondali che fanno da contorno ai Pagliai.
Lasciando San Domino alla volta di Capraia ci viene subito incontro il Cretaccio, così detto poiché composto prevalentemente da rocce argillose, con i suoi fondali di un verde e di un azzurro intensi.
Presso l’Isola di Capraia si potrà vedere la statua di Padre Pio, alta circa 4m e posta su un fondale sabbioso di 13m; circondata da miriadi di pesci può essere vista sia da bordo, attraverso il fondo in vetro, sia con la maschera pur rimanendo a pelo d’acqua.
Sulla via del ritorno si costeggerà l’isola di San Nicola; che questo avvenga lungo il lato settentrionale o quello meridionale poco importa, i mille anni di storia racchiusi in quest’isola vi colpiranno.
Il pianoro, il cimitero greco/romano, la tagliata, il castello e infine le fortificazioni sul porto; tutto circondato da un mare con colori fantastici e fondali ricchi di vita, tra cui le vaste praterie di Posidonia che si possono ammirare nel canale tra Cretaccio e San Nicola o le diverse secche che si trovano sul lato meridionale.
Alle Tremiti l’escursione notturna acquista un significato ancor più particolare e affascinante: l’ascolto del canto delle Diomedee, il cui garrito triste e lamentoso, ricorda molto il pianto di un bambino. La leggenda narra che proprio alle Isole Tremiti, morì il comandante acheo Diomede, compagno inseparabile – anche nell’Inferno di Dante – di Ulisse. I suoi compagni, disperati, furono trasformati in uccelli dalla dea Afrodite e da allora, sul calar della sera e di notte, si può sentire ancora il loro pianto.
Nel suo tragitto notturno Aquarius si fermerà vicino alle scogliere dove questi uccelli fanno il nido, spegnerà i motori, spegnerà le luci e cullati dalle onde si ascolterà questo canto.